L'atmosfera fumosa e fosca, illuminata da lampade ad olio, è attraversata dalle voci di troppe persone, per un locale di quelle dimensioni.

I tavoli ricoperti di panno verde, praticamente nuovo eppure già un po' liso, sono circondati da ogni sorta di umano: ci sono donne con vestiti da cocktail e donne con pigiami decorati da stampe dei Pokémon, uomini in giacca e cravatta, in maniche di camicia, in pantaloncini e canottiera. Alcuni fumano sigarette, alcuni sigari costosi, c'è persino una donna sulla sessantina con un bocchino elegante, da cui ogni tanto prende lunghe inspirazioni per poi buttare fuori anelli di fumo grigiastro, i quali salgono ad unirsi al resto della foschia che permea la stanza.

In un angolo c'è una slot machine, con una coda di quattro persone che aspettano per giocare. Nessuno di loro sa che la macchina è truccata e che non vinceranno mai nulla.

L'odore che impregna tutto è di sudore, fumo, un deodorante alla lavanda che dovrebbe neutralizzare i primi due ma che sembra solo peggiorare la situazione, zucchero, alcool, inchiostro. È l'odore di un posto dove circola un sacco di denaro.

Hyerasolem guarda soddisfatta, con le mani sui fianchi, un sorriso leggermente storto sulla faccia. È appena andata dalla parrucchiera, ordinando il trattamento più costoso che c'era per il solo gusto di spendere, e il risultato era che adesso sfoggia dei capelli tricolore: di un mogano scuro sulla parte alta della testa, arancio luminoso per tutta la lunghezza della chioma, giallo/dorato sulle punte. Vuole che si capisca che lei è la boss, che ha la grana, il cash, il contante, i soldi.

La piccola porta che introduce nel locale si apre ed entra un omone che ci passa a malapena, strizzandosi. È alto e grasso, ha le spalle larghe, la faccia rubizza con la barba sfatta da due giorni, gli occhi scuri incastonati fra piegoline di pelle, e indossa un completo grigio scuro tutt'altro che su misura, troppo lungo per lui nonostante sia enorme, tanto che ha dovuto fare i risvolti alle maniche per fare spuntare le mani grassocce.

«Emma» Dice, con una strana cadenza «Ci sono affari da sistemare»

«Che è successo?» risponde Hyerasolem, non senza sarcasmo, tirando fuori un mazzo di banconote per farsi aria come se fossero un ventaglio

«Iago è morto»

«E Iago era...?»

«Mio fratello»

«Allora è una questione di famiglia».

Lo sguardo di Hyerasolem diventa improvvisamente determinato. Ama risolvere le questioni di famiglia, perché sa che suo marito non la biasimerà se per caso dovesse usare tecniche "poco etiche".

«Chi è stato?» Domanda, arrotolando il mazzetto di banconote, facendoselo rollare sul palmo, avanti e indietro

«Non ci crederai...»

«Tu dimmelo, scemo»

«Scema tu!»

«Vuoi vendicare tuo fratello o no, deficiente?»

«Un fantasma»

«Un fantasma cosa?»

«È stato un fantasma. E ora non ti mettere a ridere, perché sennò t'ammazzo. Mio fratello lo ha ucciso un fantasma, ci sono le prove, le riprese e tutto. Non si sono ritrovati neanche il corpo della moglie e del figlio. Forse il figlio è scappato».

Hyerasolem sorride. Lei sa che i fantasmi esistono.

«Considera questo Casper morto» Risponde «La nostra famiglia non si fa battere da spiriti sotto i lenzuoli»

«Tecnicamente è già morto, no?» ribatte l'uomo, storcendo il naso

«Oh, ma finiscila! Non fare lo scemo! E condoglianze, a proposito»

«Le condoglianze le faremo al fantasma» ghigna l'uomo, scoprendo una chiostra di denti giallastri, grossi e leggermente irregolari, di quelli che sembrano fatti per mordere le dita dei bambini «A qualunque fantasma incontreremo. Si assomigliano tutti, no?»

«Giusto» risponde la donna, annuendo, anche se lei sa benissimo che i fantasmi sono ben differenziati fra loro (e che non sono "morti" come tanta gente crede) «Ti metto insieme una squadra in un pomeriggio. Conosco questi sbandati» con il pollice indica la sala, mentre convenientemente un gruppo misto di asiatici e caucasici inzia ad urlare per colpa di un inganno appena scoperto, accanendosi contro un piccolo indiano «So chi ci può servire»

«Stiamo parlando di mio fratello, Emma. Basto io»

«Tu da solo?» lei lo squadra da testa a piedi, poi sbuffa una mezza risata «Ce ne vorrà, per trasformarti in un acchiappafantasmi. Non sai neanche acchiapparti le chiappe da solo»

«Cretina»

«Scemo»

«Devo parlare con delle persone, adesso. Passo più tardi»

«Compra la carta igienica»

«C'era tutta la carta igienica che ci serviva! Che cavolo ci fai, nel tempo liberi, ti avvolgi come una mummia?»

«Pulisco il casino ingrato che tu ti lasci dietro, schifoso»

«Vado a comprare la carta igienica»

«Vai. E comprati anche un poco di dignità».

L'uomo sbuffa, guardandola con la coda dell'occhio. È uno sguardo omicida, uno di quelli che sottintende violenza, al rientro a casa, ma Hyerasolem non se ne accorge, sta camminando verso uno dei giocatori di carte per dirgli qualcosa.

L'uomo esce dalla stanza. Ha deciso che sfogherà tutto l'odio che prova per sua moglie su quegli stramaledettissimi, disgustosi fantasmi. Il sangue versato di suo fratello, Iago Runner, chiamava e lui rispondeva sempre, al sangue.

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